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THE GRITTI: VENETIAN RENAISSANCE

Issue
ISSUE 9 | WINTER 23 / 24
Pages
32- 35

THE GRITTI MAGAZINE

Dal 2017 Consigliere dI Venice International Foundation e, dal 2020, Presidente, Luca Bombassei ha fatto della commistione fra arte, architettura e design il suo mantra. Una vocazione nel segno della creatività che l’ha portato, dai suoi studi a Milano e Bergamo, nell’affascinante Venezia, culla di storia e cultura, dove, grazie ai suoi progetti, supporta la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio locale.

– Una vocazione per l’arte e l’architettura, unita a una ricerca internazionale che ha fatto della commistione fra linguaggi creativi il punto di partenza dei suoi lavori. Come convivono arte, design e architettura nei suoi progetti?

 Convivono in assoluta armonia, valorizzandosi a vicenda. La possibilità di mescolare linguaggi creativi, così come ispirazioni provenienti da epoche e culture diverse, è da sempre parte del mio DNA di progettista e di collezionista d’arte. Questa tendenza innata alla commistione mi ha convinto che gli stimoli più fertili nascono da un libero accostamento di fonti, forme e cromie, senza dover tracciare confini netti tra discipline.

 – Uno studio a Milano e uno a Bergamo e il ruolo di Presidente della Venice International Foundation. Qual è il trait d’union che collega queste sue anime?

I due studi in cui lavoro, uno a Milano e uno a Bergamo all’interno del Campus di Kilometro Rosso progettato da Jean Nouvel, sono i luoghi in cui dare forma progettuale alle mie ispirazioni eclettiche, al mio amore per il passato e alla mia attenzione per il presente. Essere presidente di un’associazione come Venice Foundation significa dare voce a questi stessi aspetti in altre forme, che passano attraverso la salvaguardia e valorizzazione di una città unica al mondo.

– Cosa l’ha affascinato e ispirato di Venezia? E cosa l’ha spinto a credere in un progetto – Venice International Foundation – che affonda le radici in una città dove arte, storia e culture convivono sinergicamente?

 Venezia ha sempre avuto un ruolo centrale nella mia vita, anche grazie alla mia famiglia. E’ una città di cui ci si innamora facilmente, e che per me è una fonte inesauribile di ispirazione proprio per il suo patrimonio straordinario di eredità storica, riferimenti contemporanei e sguardo al futuro nel campo dell’arte e della cultura. E’ stato quindi naturale per me credere in un progetto che rispecchia appieno tutto questo.

– Con Venice International Foundation supportate il patrimonio lagunare e le sue bellezze. Quale degli ultimi progetti sostenuti le ha dato più soddisfazione? E in base a quali criteri vengono selezionate le iniziative?

Le nostre iniziative sono da sempre guidate dagli obiettivi di cui abbiamo appena parlato: salvaguardare il passato per farlo vivere in modo nuovo nel presente e nel futuro. Cito come esemplare il progetto più recente che Venice Foundation ha tenuto a battesimo, ossia la riapertura delle sale della Quadreria di Palazzo Ducale dopo un lungo e straordinario intervento di valorizzazione.

– Già importante snodo di interesse culturale, ritiene che rispetto agli ultimi anni – e grazie alle numerose operazioni di salvaguardia – Venezia possa acquisire un ruolo sempre più impattante come luogo di dialogo e scambio fra le Arti?

Uno dei concetti che meglio descrivono la città di Venezia, e su cui la nostra associazione punta molto, è quello di ‘evoluzione’. Ossia, la capacità unica della città di trasformarsi e guardare al futuro pur mantenendosi fedele al proprio passato. Le operazioni di conservazione e salvaguardia, dunque, sono fondamentali proprio per permettere una trasformazione fisiologica verso un futuro che ha radici ben salde (ne sono un esempio concreto la Biennale Arte e Architettura, e le numerose istituzioni pubbliche e private dedicate all’arte contemporanea). Noto in effetti un desiderio crescente di seguire questa strada: la stessa Venice Foundation sta guardando ora al presente e al futuro con un grosso progetto di arte contemporanea previsto per la primavera del 2024.

Testo di Federica Mascetti per The Gritti Magazine

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